Ci lascia l’attore francese, cinematografico e teatrale, Jean-Paul Belmondo, morto oggi, lunedì 6 settembre, a Parigi. Nato a Neuilly-sur-Seine nel 1933, figlio di un famoso scultore, Bébel, come era soprannominato, fisico asciutto ed atletico, volto esprimente una rude simpatia, con la caratteristica del naso schiacciato, frutto del tentativo di dedicarsi al pugilato (ma provò anche col calcio) considerata la scarsa propensione per lo studio, probabilmente è stato l’attore che ha saputo interpretare al meglio quell’afflato di modernità proprio della Nouvelle Vague, la “nuova onda” del cinema transalpino che prese piede tra la primavera del ’59 e l’autunno del ’63, spazzando via l’accademismo ereditato dagli anni ’30 e sostenendo la “politica degli autori”, i diritti del regista quale padrone assoluto del linguaggio cinematografico, offrendo tutto se stesso agli straniati personaggi di A doppia mandata (À double tour, 1959, Claude Chabrol), Fino all’ultimo respiro (
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