La mia vita al castello – Francia 2019 – di Clémence Madeleine-Pecrillat, Nathaniel H’Limi
Animazione – 28′
Scritto da Emanuele Marazzi
Ricordiamo tutti gli avvenimenti del 13 novembre 2015, quando la Francia fu sconvolta da diversi attentati terroristici in diverse parti del paese, tutti attacchi rivendicati dall’autoproclamato Stato Islamico, comunemente conosciuto come ISIS.
Questa storia parte precisamente da quel giorno. Violetta è una bambina francese diventata orfana proprio a causa di uno di quegli attentati, che le ha portato via entrambi i genitori. Essendo i genitori morti in tali circostanze, la bimba viene considerata orfana di guerra, dunque “speciale”. Viene quindi portata a casa del parente più prossimo, lo zio materno Regis, che si occupa di pulizie e riparazioni nella reggia di Versailles.
La convivenza parte però nel modo più sbagliato. A causa della prolungata assenza durante le festività natalizie, causata da un allontanamento dalla famiglia, Regis è visto da Violetta come lo zio scorbutico che puzza. L’ultima volta che lo ha visto era piccolissima, e ora deve ritrovarlo nelle circostanze peggiori. All’inizio i due si sopportano, a scuola viene presa di mira perché “speciale”, quella senza genitori che vive con lo zio che puzza. Scappa da scuola giorno dopo giorno per recarsi alla casa dove viveva con i genitori, ma ogni volta viene riportata indietro. Regis allora si apposta e la segue fino a casa, camminano per Parigi facendo luce sul passato e sul perché lo zio si sia allontanato dalla famiglia, fino al patto.
A Natale Violetta se ne sarebbe andata dai nonni, e tutti sarebbero stati contenti. Ma tutto cambia, la bambina nelle settimane successive si ambienta al castello e si chiude nuovamente in sé stessa, ma stavolta per il motivo opposto. Non vuole più andare dai nonni: ora ha un amico che condivide le sue passioni e uno zio che può prendersi cura di lei, ma ormai è tardi. Scappa un’ultima volta prima di partire, e riesce a convincere l’assistente sociale a rimanere. E vissero felici e contenti.
Due anime solitarie che si trovano e completano. Un omone sproporzionato con mani enormi e gambe affusolate, simile al personaggio di Gru in “Cattivissimo Me”, per fattezze, che è costretto a prendersi cura della nipote, una bambina piccola e indifesa. Entrambi hanno detto addio a persone a cui volevano bene, e per motivi diversi hanno vissuto l’allontanamento dalla famiglia. Particolare la compresenza della cultura egizia, che torna ogni tanto soprattutto in forma di immagini, poiché Violetta si rifugia nella sua passione per il mondo egizio, il prete che celebra il funerale viene vestito da sacerdote egiziano e i feretri diventano sarcofagi. La luna diviene l’occhio di Ra (dio egiziano del sole) e reagisce al russare di Regis. Un mondo immaginario per fuggire dalla tragedia appena vissuta e dal destino che l’aspetta a casa dello zio.
Regis si è allontanato perché creduto incapace dai genitori si allontana definitivamente e per questo viene mal visto, ma ora vive una vita felice, completata dalla presenza della nipote al castello.
Un cortometraggio da vedere, semplice nello stile ma con idee e un grande cuore.
Voto: 8
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